Shodo! Pronunciato con la O finale allungata shodō, ma che per comodità noi scriviamo senza allungamento. È l’arte della scrittura, l’arte della calligrafia giapponese, anche se sarebbe corretto chiamarla arte della calligrafia orientale dato che è praticata anche in Cina, Corea e Vietnam ma con nomi differenti.
Shodo cos’è
Lo shodo è un’arte espressiva con quale si crea una figura coltivando se stessi per mezzo della calligrafia. Anche se la raffigurazione della figura è calligrafia, si può definire un’arte astratta dove inconsciamente con un pennello tinto di china nera ed un foglio bianco, con i tratti si esprimo emozioni e pensieri.
In italiano traduciamo in “arte della calligrafia”, ma più nel dettaglio la parola shodō in giapponese 書道 è formata dai kanji di 書 “sho > scrittura” e 道 “dō > via, strada”. Lo shodo non è esercizio di bella scrittura ma è una delle più antiche forme d’arte di tutto l’Oriente, è la ricerca di se stesso attraverso la via della scrittura.
Shodo è un’arte Zen come il jūdō (arte marziale), KENDO (arte della spada), CHADO (cerimonia del tè), KYUDO (tiro con l’arco), ikebana (arte della disposizione dei fiori) ed è una delle arti più praticate in Giappone.
È un arte che richiede un lungo apprendimento, studio e costanza per essere padroneggiata. In Oriente lo shodo è il fondamento della pittura, non meno di quanto le scale e arpeggi lo siano per la musica. Immediatezza del gesto, controllo del ritmo e della forza impressa al pennello, determinano il risultato di questa disciplina.
La missione di questa arte è aiutare chi la pratica a raggiungere una più profonda sintonia con il proprio essere. Più questa sintonia si realizza, maggiore è la felicità personale che si ottiene. Per riuscirci bisogna eliminare il proprio ego e studiare.
Ai livelli elementari si scrivono semplici kanji, ma con lo shodo si può scrivere una poesia, una preghiera, una frase o solo una parola … quello che importa non è il fine del cosa si scrive, ma trasmettere il senso, lo spirito e l’emozione di quello che si vuole trasmettere. Ogni tratto dell’artista esprime la sua interiorità.
Nell’opera finale esiste solo una piccola parte colorata generalmente di rosso, il sigillo chiamato “Yin”, che compare accanto ai tratti neri. La sua corretta posizione e dimensioni sono determinanti, se vengono meno annullano equilibrio e armonia dell’intera opera.
Shodo storia
La scrittura giapponese proviene dalla Cina, dall’alto verso il basso e da destra verso sinistra. È un sistema millenario e secondo recenti ritrovamenti, ci sono testimonianze di incisioni di disegni stilizzati su gusci di tartaruga ritrovati in tombe risalenti al 6000 a.C. Quelle che potremmo invece considerare i primi veri caratteri arcaici di un sistema di scrittura, sono incisi di frammenti di ceramica datati al 3000 a.C.
Verso il VII secolo in Giappone il Buddhismo inizia a raccogliere seguaci, inclusi gli Imperatori. I monaci che si recavano in Cina ad approfondire i loro studi religiosi, tornarono in Giappone trapiantando anche l’arte calligrafica. Le scritture buddhiste era scritte in cinese dai monaci che eseguivano lavori esteticamente molto piacevoli, tra cui il monaco buddista più famoso di nome Kusai che si può considerare uno dei primi precursori dello shodo in Giappone.
Nelle epoche seguenti ci furono sostanziali cambiamenti nel carattere stilistico, in base a grandi maestri e tradizioni che l’hanno fatta giungere a noi.
Riconoscere una buona calligrafia
- L’intero lavoro calligrafico deve avere un ritmo costante
- Le linee curve devono essere mobili e delicate
- Su tutto il lavoro bisogna mantenere la quantità dell’inchiostro sul pennello
- Le linee dritte devono essere chiare e forti
- Deve esserci un equilibrio naturale nella composizione nel suo insieme
Shodo attrezzi necessari
Gli attrezzi per praticare shodo sono i seguenti
Pennello

Esistono numerosi tipi di pennello che vanno scelti secondo la forma di scrittura, le dimensioni dei caratteri da seguire e lo stile che si vuole ottenere. La caratteristica di un pennello varia in base alla forma e ai materiali. Le setole possono essere rigide, morbide o miste rigide-morbide.
Inchiostro

L’inchiostro si presenta in forma solida pressato in barrette ed è esclusivamente di colore nero. Generalmente è composto da una miscela di fuliggine di legno resinoso, colla animale, sostante vegetali e additivi finalizzati a fornire sfumature cromatiche particolari.
La qualità dell’inchiostro per shodo varia in base alla purezza e raffinatezza della materia prima colorante. La sua preparazione avviene strofinando e sciogliendo la barretta solida d’inchiostro con dell’acqua, che viene poi versata nella pietra per inchiostro (calamaio).
Pietra per inchiostro

La pietra per inchiostro (calamaio) può presentarsi in più forme, ma generalmente ha una parte più incavata che funge da serbatoio per l’inchiostro e una più rialzata per strofinare la barretta d’inchiostro. Quelle di migliore qualità sono decorate con raffigurazioni naturalistiche e sono delle vere e proprie opere d’arte.
Carta

La scelta della carta è determinante per ottenere effetti calligrafici specifici.
La carta giapponese artigianale usata per lo shodo si chiama “washi” e si ottiene con una lavorazione manuale molto raffinata, tradizionalmente prodotta utilizzando fibre vegetali di bamboo, canapa, riso e gelso. Dal 2014 questa carta è stata inserita tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità dell’UNESCO.
La carta washi viene usata solo per ottenere l’opera artistica finale, mentre per esercitarsi si usa carta industriale di basso costo e scarsa qualità.
Stili di scrittura
Esistono più stili di scrittura che provengono da epoche passate. Nell’era moderna vengono usati tutti gli stili a piacimento del calligrafo e della sua idea di opera che vuole ottenere. Mettiamo come esempio il kanji di 魚 “pesce” elencando in questo modo tutti gli stili.
Tensho (1500 a.C – 200 a.C.)

Stile del sigillo, realizzato con linee orizzontali e verticali
Reisho (200 a.C – 250 d.C.)

Stile più sintetico detto “dei funzionari”
Sosho (200 a.C – 590 a.C)

Stile corsivo, più veloce e sintetico, naturale e fluido che segue il movimento della mano
Kaisho

Stile stampatello, caratteri quadrati e angolari
Gyosho

Stile semi-corsivo, scrittura più informale e veloce
Enso, il Cerchio dell’Illuminazione
Enso (O allungata Ensō, kanji 円相) in giapponese significa cerchio. Rappresenta la forza, l’universo, l’illuminazione … simboleggia un momento in cui la mente è libera di lasciare lo spirito nella sua massima creatività.
Nel Buddhismo Zen, si pensa che il carattere dell’artista sia rilevato nel modo in cui disegna un Enso. Solo chi è spiritualmente completo può disegnare un vero Enso.
Qualcuno lo disegna con l’apertura nel cerchio, altri lo chiudono. L’apertura potrebbe simboleggiare che il cerchio non è separato dal resto delle cose, ma parte di qualcosa di più grande.

Posizione di scrittura
La posizione che si assume durante la scrittura shodo è molto importante e determinerà il risultato dell’opera. Il corpo deve essere libero e partecipare interamente all’esecuzione. Se il calligrafo è in posizione seduta, il braccio deve trovarsi alla giusta altezza dal tavolo in modo da non doverlo sollevare eccessivamente e non deve appoggiare sul piano di scrittura. Busto eretto ma non rigido, fondamentale avere una regolare respirazione di diaframma.
Quando si eseguono calligrafie di grandi dimensioni, vengono eseguite stando in piedi con il foglio sul tavolo o sul pavimento, in questa situazione il corpo interviene interamente nel gesto esecutivo che determinerà l’opera.
Impugnatura del pennello
Il pennello va sempre usato in posizione verticale, controllando la posizione della sua punta. Il manico va impugnato a circa 4 cm dalle setole. Non deve essere stretto in modo rigido, ma deve essere tenuto con fermezza per permettere tramite il braccio di manovrarlo. La mano libera va appoggiata sulla carta.
Shodo e la via della Minkia
Ti incuriosisce l’arte dello Shodo? Scrivi la tua opinione sotto nei commenti! Grazie!
Vorrei scrivere il mio soprannome con la scrittura sosho come posso fare esiste un vocabolario.
Grazie Roberto.