Il mondo è bello perché è vario, ma quando la varietà porta una foresta ad essere nota come “la foresta dei suicidi“, il mondo è fin troppo vario e non sempre bello. Questa foresta è in Giappone e si chiama Aokigahara (conosciuta anche con il nome di Jukai), ma forse meglio chiamarla Aokigahara: la foresta dei suicidi!!!
Aokigahara geografia
Ha un estensione di 35 km quadrati e si colloca alla base del MONTE FUJI. Per via della posizione sotto un vulcano è composta in gran parte da rocce laviche. La vegetazione è talmente fitta con alberi di conifere e cipressi, che frena l’azione del vento rendendola silenziosa e ancora più inquietante. Ci sono molte caverne abitate da pipistrelli, roditori e molte varietà di uccelli.
La densità di arbusti nel sottobosco è tale da renderla all’interno quasi inaccessibile, e chi si addentra nei suoi sentieri senza punti di riferimento spesso non è in grado di trovare la via d’uscita.
Aokigahara, perché foresta dei suicidi
Nella foresta di Aokigahara molti giapponesi vanno per togliersi la vita, è il luogo in Giappone con il massimo numero di suicidi. Le statistiche ufficiali dei suicidi non rispecchiano la realtà, perché il territorio è talmente vasto che si trovano solo i corpi di chi si è tolto la vita sui sentieri principali. I primi dati sono del 1950 e dichiaravano una media di 30 suicidi l’anno, nel 2002 sono stati ritrovati 78 corpi, per salire a 105 nel 2003. Per non danneggiare il buon nome della foresta di Aokigahara associandola al suicidio (come no), lo stato giapponese ha smesso di diffondere il numero dei corpi ritrovati.
I numeri mostrano l’aumento dei suicidi verso la fine di marzo, fine dell’anno fiscale in Giappone. Da questo dato si presume che molte delle persone che pongono fine alla loro vita, lo fanno per ragioni economiche. I mezzi più usati sono l’overdose di farmaci e l’impiccagione.
Nami no tō di Seichō Matsumoto
Parte della popolarità di Aokigahara e conseguente aumento di suicidi è anche data da un romanzo del 1960 “Nami no tō” dello scrittore giapponese “Seichō Matsumoto”, nel quale si narra le vicende di una coppia che finiscono entrambi suicidi nella foresta di Aokigahara. I suicidi nella foresta c’erano già dal XIX secolo e nel paragrafo sotto spieghiamo come e perché, ma questo romanzo ha contribuito alla sua popolarità aumentando il numero di persone a togliersi la vita in questo luogo.
Niente cibo? Ecco la soluzione
In periodi di carestia in epoche passate, in Giappone era usanza da parte della comunità l’abbandono di una donna anziana nelle montagne. Alcune donne furono portate nella foresta di Aokigahara e non volendosi lasciare morire di morte naturale, si suicidarono. Nacque così la leggenda degli yūrei di Aokigahara (fantasmi), secondo alcuni ancora presenti nella foresta. Questa usanza e leggenda, negli anni e con il passa parola hanno trasformato Aokigahara nella foresta dei suicidi.
Aokigahara: cinema, internet, videogames
Il cinema ha prodotto film con al centro la foresta di Aokigahara, rendendola popolare in tutto il mondo.
- Grave Halloween, 2013
- La foresta dei sogni, 2015
- Jukai – La Foresta dei Suicidi, 2016
- Dark Tourist, (documentario su Netflix) 2018
Anche internet ha dato il suo contributo, su Google solo in Italia ogni mese la parola “Aokigahara” viene cercata mediamente 1.900 volte e nel mondo il numero di ricerche mensili è di 60.000 volte! … e anche Giappominkia.com gli ha dedicato un articolo!
Nel 2014 la trama del videogame “Project Zero Maiden of Blackwater” si svolge nella foresta di Aokigahara.
Non solo suicidi a Aokigahara
Per fare prevenzione sono stati posizionati dei cartelli all’entrata della foresta, invitando queste persone a chiedere aiuto a degli specialisti e un numero di telefono da chiamare. Tra i sentieri si possono anche trovare dei volontari la cui missione è fare cambiare idea a chi vuole suicidarsi, molti dei corpi delle persone morte vengono trovati da loro.
La foresta non è solo luogo di morte, ma anche meta di escursionisti e amanti dell’avventura (horror adventure). Quando gli avventurieri si inoltrano nella foresta, spesso segnano il percorso con un nastro adesivo per trovare la via di ritorno, tecnica non gradita dai forestali che si occupano della gestione del parco. Gran parte dell’area è designata come area protetta e quindi divieto di danneggiare la vegetazione.
Ci vuoi andare? Guarda e cambierai idea!
Le immagini veramente forti, per intenderci quelle con i corpi non le abbiamo messe. Si possono reperire facilmente con una ricerca online, ma nel rispetto delle persone decedute non dovrebbero essere diffuse e neanche viste. Se non sei d’accordo e desideri vederle, cercale e le troverai in meno di 20 secondi.
Messaggio a scopo sociale
Leggere di una foresta dove le persone vanno a togliersi la vita può creare in noi un piccolo brivido di paura, simile a quando guardiamo un film horror, ma questa foresta con i suoi suicidi è realtà e oggettivamente togliersi la vita in una foresta o in casa propria cambia poco. Se la vita non procede come vorresti o come avevi programmato, ricorda che a qualunque problema c’è una soluzione! Tranquillo che non vivrai in eterno! E se sei convinto che non ci sia soluzione ai tuoi problemi, trova qualcuno a cui chiedere aiuto.
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